Circo sì, circo no.
Non sono contrario ai circhi in generale. Anzi, ci sono circhi che voglio difendere e promuovere. Ci sono circhi che sono arte. Sono i circhi contemporanei, i circhi sociali, i circhi con spettacoli fatti da umani. I circhi contemporanei offrono spettacoli impressionanti e meravigliosi. Sono caratterizzati dalle esibizioni di veri artisti che sfidano i loro limiti psico-fisici e mostrano al pubblico le loro abilità, frutto di duro e volontario allenamento. È uno spettacolo educativo. Sono invece contrario ai circhi con animali. A differenza degli artisti, gli animali non scelgono di esibirsi, non scelgono di allenarsi, non scelgono di sfidare i loro limiti naturali, nè di vivere in gabbia. Gli animali nei circhi sono sottomessi al volere dell’uomo. La loro volontà viene spezzata e gli animali sono cosi ridotti a burattini nelle mani dei domantori. Al circo gli animali sono costretti e non possono ribellarsi.
Non è uno spettacolo educativo.
I bambini e il ciro.
A tutti i bambini piace andare al circo. Le luci, i colori, la musica, lo zucchero filato. Tutto questo nei circhi contemporanei c’è. È vero che ai bambini piace vedere gli animali. Ma questo perchè nessuno spiega loro cosa si cela dietro lo spettacolo. Se un bambino sapesse cosa l’animale subisce prima di uscire in scena, se si rendesse conto di quanto è triste la vita in gabbia, non troverebbe piu lo spettacolo cosi affascinante.
“Tali contesti sono veicolo di una educazione al non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo dell’empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all’ingiustizia.”
Lo dicono 600 psicologi.
È questo lo spettacolo a cui vuoi sottoporre i tuoi bambini?
Gli animali e il circo.
Il mondo circensse continua ad affermare che gli animali nei circhi stanno bene. E in effetti quello che mostrano al pubblico sono esemplari apparentemente sani, addirittura giocherelloni ed affettuosi. Apparentemente. Che esibirsi non sia tra i comportamenti naturali degli animali è ovvio per tutti. Quello che non è cosi noto è cosa c’è dietro all’addestramento.
L’addestramento si divide in due fasi. La prima mira a “spezzare” l’animale e a imprintare in lui la paura rispetto ad alcuni oggetti specifici, come fruste o bullhook. Capirà cosi chi comanda e che liberarsi o ribellarsi è impossibile. Scoprirà anche le conseguenze di un’eventuale disobbedienza. Nel dubbio verrà percosso senza motivo. Cosi diventerà piu docile. Una volta che la sua volontà sarà spezzata inizierà la seconda fase con allenamenti quotidiani come gli altri umani. Non proprio. Botte e continue intimidazioni caratterizzano per esempio l’ammaestramento degli elefanti, indotti ad agire da pungoli elettrici e uncini. I grandi felini verranno invece abituati a temere la frusta e i bastoni. Il solo schiocco dello scudiscio o la vista del bastone ricorderanno loro cosa rischiano se non effettuano l’esercizio nei modi e nei tempi imposti.
Questa è la dolcezza di cui si parla nei circhi.
Per gli animali il circo è una sofferenza.
Stressati, apatici, privi di stimoli naturali, ingabbiati, gli animali del circo perdono tutte le caratteristiche etologiche degli animali selvatici. Le tigri vanno avanti e indietro ossessivamente, gli elefanti muovono continuamente la testa, o una delle zampe. Tutti questi movimenti stereotipati e ripetuti sono la prova dei danni psico-fisici provocati dalla vita in gabbia, lontano dell’habitat naturale.
Tutto ciò è confermato da un recente studio dell’Università di Bristol. Inoltre il cosiddetto “adestramento dolce”, tanto sbandierato dal mondo circense, nella realtà continua ad essere fatto di vioente e costanti percosse e privazioni, cosi come testimoniano anche recentissimi filmati di investigazioni sotto coperturta
È la paura che li fa esibire.
L’Italia regala milioni di euro ai circhi con animali.
Il nostro stato premia i circhi con gli animali. E li finanzia. Con i nostri soldi. Com’è possibile? La legge sul circo del 1968 riconosce alle imprese circensi una “funzione sociale”. Indubbiamente lo spettacolo può essere utile alla colletività – ci riferiamo allo spettacolo umano – ma per essere un’attività “sociale” deve soddisfare le esigenze di un’ampia comunità.
Sono invece sempre piu numerosi gli italiani che disapprovano l’uso degli animali nei circhi.
L’arte e l’abilità degli artisti umani sono dei valori importanti, ma non posso esserlo sfruttare, domare, addestrare e asservire gli animali fatti esibire nei circhi. Nonostante ciò, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ogni anno elargisce agli spettacoli circensi cifre elevatissime dal Fondo Unico dello Spettacolo.
Per il 2010 lo stanziamento riservato ai circhi è di oltre 6 milioni di euro.
Vogliamo davvero che lo Stato utilizzi i nostri soldi per finanziare tanta sofferenza?
Liberiamo gli animali dal circo.
Dobbiamo batterci per un circo senza animali, rispettoso del loro diritto alla libertà e a una vota lontana da sfruttamento e maltrattamenti.
Vogliamo un circo più umano.
Dobbiamo lavorare per:
- introdurre una legislazione nazionale che proibisca l’utilizzo degli animali nei circhi;
- svolgere nuove indagini e controlli nelle strutture circensi e avviare nuove azioni legali per denunciare nuovi casi di maltrattamento;
- salvare ancora più animali e garantire loro un futuro lontano dallo sfruttamento;
- costruire un centro di recupero per animali salvati dallo sfruttamento dei circhi;
- collaborare con le amministrazioni locali, per avere Regolamenti che includano le più aggiornate limitazioni e i migliori criteri attualmente possibili per la detenzione degli animali al seguito dei circhi;
- informare e sensibilizzare i cittadini sull’impatto negativo del circo sugli animali.
Tu puoi fare molto per aiutarli.
Non frequentare i circhi con animali: se cambiano le scelte dei cittadini, cambierà l’immagine del circo nella società. Non pensare al circo come a un’esperienza educativa per i tuoi figli: conosce gli animali vuol dire vederli in condizioni naturali.
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